Corte europea dei diritti dell’uomo e persone vulnerabili

Corte europea dei diritti dell’uomo e persone vulnerabili

Diritti umani e persone vulnerabili

Venerdì 22 Aprile presso l’Aula Magna del La Sapienza di Roma si è tenuta la Lectio Magistralis  del Presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo Robert Spanó dal titolo “Diritti umani e persone vulnerabili” e noi di Superjob eravamo lì, in prima fila, ad ascoltare cosa accade alla corte di Strasburgo, e non solo, all’evento infatti sono intervenuti: la Rettrice Antonella Polimeni, il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, Silvana Sciarra, vice Presidente della Corte costituzionale, Giuseppe Palmisano, ordinario di Diritto internazionale dell’Università Roma Tre e Massimo Luciani, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico della Sapienza.

Quando il Presidente Spanó ha introdotto il suo intervento abbiamo subito capito che l’argomento per noi sarebbe stato di grande interesse, infatti ha precisato che la sua Lectio Magistralis sarebbe stata incentrata su una particolare categoria di persone vulnerabili: le persone con disabilità.

Perché, come ha detto lo stesso Amato nel suo intervento, se la Corte Europea dei diritti dell’uomo esiste ed è tale, il suo scopo è quello di essere a fianco delle persone, di ogni singolo individuo per la tutela dei suoi diritti. Ed è per questo che non può che occuparsi sempre dei più deboli, tra cui continuano continuano ad esserci in modo prioritario le persone con disabilità.

Il presidente Spanó ha per prima cosa posto all’attenzione il concetto di vulnerabilità, chiarendo il punto di vista da cui osservare la questione: e cioè che la vulnerabilità non esiste in quanto tale, ma è il frutto dell’organizzazione sociale esistente. Infatti, sono gli ambienti a rendere le persone vulnerabili tutte le volte che non rispettano le loro peculiarità e diversità, non qualsiasi caratteristica della persona in quanto tale.

Perciò non è la disabilità stessa che rende un individuo vulnerabile, ma l’ambiente che non rispetta le necessità che essa comporta.

Quindi la Corte Europea dei diritti dell’uomo nelle sue sentenze segue due direttrici fondamentali, dettando i principi a cui tutti gli stati dovrebbero uniformarsi:

  1. Tutelare la dignità di ogni persona
  2. Proteggere lo spirito di solidarietà sociale

Molte sono state le pronunce della corte a favore di richieste di persone con disabilità che hanno fatto ricorso ad essa per la tutela dei propri diritti fondamentali, come il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, in ogni contesto sociale. 

Le persone con disabilità e in generale tutte le persone vulnerabili godono sempre degli stessi diritti degli altri individui, hanno diritto alle stesse opportunità, hanno la voglia di realizzare sogni e progetti come ciascuno di noi, ed è un dovere sociale oltre che morale permettere che ciò sia concretamente possibile, altrimenti si viola il principio di solidarietà sociale che permea tutta la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo.

La vulnerabilità, come dicevamo è una conseguenza dall’ambiente inadatto per delle caratteristiche differenti e meno comuni di alcune persone, e ciò implica la loro dipendenza nei confronti di altre persone che se ne prendano cura. Ma di questa dipendenza noi abbiamo la responsabilità di annullare, per quanto possibile, gli effetti, comprendendo e prevenendo la vulnerabilità stessa nelle sue manifestazioni in relazione ai contesti storici e sociali.

La corte ha espressamente dichiarato in più di una sua sentenza che non esiste giustificazione per una differenza di trattamento dovuta alla disabilità di un individuo e per questo ha più volte ammonito gli stati membri a raggiungere obiettivi cruciali per garantire l’universalizzazione dei diritti fondamentali dell’uomo.

Noi speriamo che l’Italia possa rendere tutto ciò concreta realtà prima che nell’aula di un tribunale nei suoi contesti sociali e lavorativi.

(di Francesca Diodati)

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Nuove linee guida per il collocamento mirato

Nuove linee guida per il collocamento mirato

Dopo più di sei anni di attesa, sono state adottate le “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità” previste dal Jobs Act. 

A seguito dell’Intesa raggiunta in Conferenza Unificata dopo una fase di confronto con il mondo della disabilità e le parti sociali, con il decreto ministeriale n. 43 dell’11 marzo 2022 sono state adottate le nuove Linee guida previste dal Jobs act in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità. 

Le Linee guida hanno l’obiettivo di garantire la presenza e la fruibilità di servizi, strumenti e risorse adeguati destinati ai cittadini con disabilità e alle imprese interessate dalla normativa del collocamento mirato. Il fine è quello di standardizzare processi e prassi attuative, strutturando sistemi per monitorare, valutare e promuovere concreti modelli partecipativi e di collaborazione interistituzionale.

Le Linee guida sostengono la necessità di un approccio alla disabilità non solo in termini di equità e di rispetto di diritti, ma anche in chiave di crescita economica e valorizzazione del potenziale di sviluppo del Paese e di tutte le sue componenti e risorse. 

Si tratta di un documento, che rappresenta una significativa evoluzione, sia perché stabilisce un quadro unitario di riferimento sia perché regolamenta i livelli essenziali di prestazioni dei Centri per l’Impiego, nei confronti delle persone con disabilità e dei datori di lavoro soggetti ad obbligo.

Tra gli elementi di maggior valore evidenziamo: 

il ricorso al patto di servizio e l’impegno a garantire adeguata informazione a lavoratori e datori di lavoro attraverso carte dei servizi; 

l’attenzione al processo di valutazione della disabilità secondo il modello bio-psico-sociale;

l’attenzione alla gestione, analisi e valutazione dei dati amministrativi riferiti al Collocamento mirato; 

l’adozione di una piattaforma informatica accessibile e dinamica per la raccolta delle buone pratiche di inclusione lavorativa che elevano gli standard di gestione e assicurano la reperibilità di modelli replicabili di inclusione lavorativa; 

una particolare attenzione ai alla parità di genere anche nell’ambito delle persone con disabilità

la promozione di azioni di responsabilità sociale delle imprese per una crescita della cultura dell’inclusione nei contesti organizzativi e produttivi

l’introduzione e consolidamento, da parte delle amministrazioni competenti, di meccanismi e clausole negli appalti pubblici che favoriscano imprese ed enti che abbiano istituito la figura del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro;

il ricorso alla figura del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro pubblici e di disabilty manager nei contesti privati; 

la valorizzazione degli accordi territoriali con riconoscimento del ruolo delle Associazioni delle persone con disabilità e la promozione di processi di amministrazione condivisa con gli Enti del Terzo Settore ai sensi degli articoli 55 e seguenti del CTS.

Infine, considerato che i lavori autonomi e professionisti con disabilità sono risultati tra i più colpiti dagli effetti della recente pandemia, nel decreto si riscontra una rilevante attenzione al lavoro agile inteso come accomodamento ragionevole e il sostegno all’imprenditorialità delle persone con disabilità

A questo punto, il prossimo e sfidante obiettivo consiste nell’assicurare l’effettiva e concreta applicazione delle Linee Guida a livello locale.

(di Francesca Diodati)

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