Intelligenza Artificiale: la rivoluzione per le persone con disabilità

Intelligenza Artificiale: la rivoluzione per le persone con disabilità

L’Intelligenza Artificiale ha aperto nuove e più semplici modalità per gestire le nostre attività quotidiane. Grazie al grande potenziale di automatizzazione dei compiti che richiedono l’intelligenza umana, l’IA può aiutare le persone con disabilità apportando un enorme cambiamento nella loro capacità di muoversi e di partecipare alle attività di vita quotidiana.

Ma quali sono le migliori tecnologie che sfruttano l’IA per migliorare la vita di coloro che convivono con una disabilità?

Comunicazione e connessione umana

Le tecnologie assistite dall’IA, come Echo, Google Home e Alexa, consentono alle persone con disabilità di accedere alle informazioni in modo molto più facile, semplicemente parlando ai loro dispositivi.

I progressi nelle tecnologie di conversione da voce a testo e da testo a voce aiutano coloro che vivono con impedimenti del linguaggio. Alcuni sistemi vocali sono in grado di imparare e riconoscere la pronuncia di chi parla e di tradurre le parole dell’utente in un linguaggio chiaro sotto forma di messaggi audio o testo.

Gli strumenti basati sull’IA possono apportare grandi benefici anche per le persone con disabilità uditiva. Uno dei principali fornitori di piattaforme basate sull’IA è GnoSys, conosciuto come il “traduttore di Google per i sordi e muti”. L’app è in grado di tradurre istantaneamente i gesti o il linguaggio dei segni in testo e voce.
DeepMind di Google ha utilizzato le capacità dell’IA per creare un sistema di lettura delle labbra per decifrare intere frasi in modo accurato. Questa tecnologia è in grado di interpretare il linguaggio umano in spazi pubblici, in una varietà di ambienti rumorosi e con diverse condizioni di illuminazione.

Grandi passi avanti sono stati fatti anche per le persone con limitata capacità visiva.
Attraverso la tecnologia di riconoscimento delle immagini, l’IA comprende il contesto degli oggetti nelle foto e descrive le foto alle persone. Seeing AI di Microsoft è un ottimo esempio di piattaforma di visione artificiale che racconta il mondo leggendo testi, descrivendo l’aspetto delle persone, riconoscendo volti ed emozioni.

Aumento dell’accessibilità

La tecnologia dell’IA può dare potere anche alle persone con limitata mobilità fisica. Il programma AI for Accessibility di Microsoft utilizza il potenziale dell’Intelligenza Artificiale per sviluppare soluzioni a molte sfide fisiche e cognitive che le persone con disabilità affrontano sul lavoro e nella vita quotidiana. L’iniziativa di Microsoft mira ad aumentare l’indipendenza e la produttività per le persone con disabilità nel lavoro, nella vita quotidiana e nella comunicazione.

Le auto a guida autonoma e altre forme di trasporto autonomo promettono un’incredibile libertà di mobilità. Grazie all’Intelligenza Artificiale, i veicoli autonomi sviluppati da Waymo di Google, Uber, Lyft, Drive AI e altri potrebbero eliminare l’isolamento fisico e promuovere uno stile di vita più sociale. Una volta che i veicoli autonomi saranno pienamente integrati nella società, potrebbero facilitare la mobilità indipendente e aumentare l’accessibilità adattandosi alle capacità e alle esigenze di ciascun utente.

Nuove opportunità

Le soluzioni basate sull’IA hanno il potenziale per fare una vera differenza per le persone con disabilità, supportandole nelle attività della vita quotidiana e consentendo loro di acquisire nuove competenze. L’Intelligenza Artificiale apre nuove opportunità per l’accessibilità, l’inclusione nella società e una vita indipendente che altrimenti sarebbe difficile o impossibile da raggiungere.

Man mano che l’IA continua a crescere, potrebbe sbloccare soluzioni più avanzate e innovative per affrontare le sfide più complesse che le persone con disabilità devono affrontare, favorendo una maggiore inclusione per loro.

(di Marianna Astazi)

Il linguaggio inclusivo nelle scuole

Il linguaggio inclusivo nelle scuole

Tra gli innumerevoli stereotipi, i continui tabù, la disattenzione data da una sensibilità poco spiccata, come è possibile parlare di disabilità nelle scuole e in altri contesti educativi? È necessario assumere un linguaggio inclusivo e soprattutto consapevole, che crei un sistema naturale di integrazione ed accettazione del diverso, dalla tenera età.

Se ci fermassimo a riflettere, anche con le migliori intenzioni, si cresce con la convinzione che la disabilità sia una caratteristica e una responsabilità del singolo portatore di disabilità o della sua famiglia, senza pensare che anche la società, al contrario, dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale.

Anche con la disabilità si può essere individui straordinari

Avere delle disabilità è sicuramente una condizione difficile ma, in una società sempre in continua evoluzione come la nostra, siamo riusciti a dimostrare come anche con le disabilità si possa essere individui straordinari e raggiungere l’apice di successi sportivi, scientifici, medici e quotidiani.

Perché nel nostro linguaggio una persona con disabilità è appellata come “speciale”? Perché il nostro linguaggio si è caricato di questo perbenismo, invece di imparare a parare di disabilità con consapevolezza?

Sicuramente uno dei problemi alla base è il concetto di stereotipo, perché chi parla di disabilità (tutte, da quelle fisiche a quelle neurodegenerative come dislessia, autismo, l’ADHD e altri) non vive in prima persona quelle condizioni; quindi, non sono vicine neanche emotivamente a quello che sarebbe inclusivo e quello che, invece, non lo è. Per vedere la disabilità per quello che realmente è bisogna ragione in collettività più ampia, non composta solo da familiari, medici, assistenti, ma la voce principale delle persone direttamente disabili.

Non è necessario parlare di disabilità come se fosse un tabù, basta semplicemente iniziare a parlarne consapevolmente.

È necessario smettere di veicolare il messaggio che ultimamente spopola nelle nostre televisioni e social: “non si può più dire nulla”.
Chi sostiene questa convinzione, spesso, lo fa perché ha la fortuna di vivere in una condizione privilegiata da non volersi negare il “privilegio” di potersi esprimere anche in modo offensivo senza dover rendere conto a nessuno con scuse o curarsi del dolore che viene inferto al prossimo.

Il linguaggio quotidiano è pieno di riferimenti a malattie neurodegenerative, termini che usiamo in modo improprio con leggerezza, ignorando quello che sia il vero significato discriminatorio e anche degli effetti che potrebbe causare intorno a noi. Iniziamo a pensare a quali sono queste frasi scomode, e proviamo a non esprimerci in modo così diretto se non necessario: “psicopatico”“cerebroleso”“down”.

Come possiamo provare ad usare un linguaggio più inclusivo e a crescere con una maggiore consapevolezza all’interno delle scuole?

I bambini hanno di natura una sensibilità spiccata, questa sensibilità può essere la chiave di lettura vincente per una inclusività sincera, se abituati fin da piccoli a coesistere in un’unica comunità senza distinzioni.

Sono state sviluppate diverse campagne di comunicazione da mostrare soprattutto all’interno delle scuole, ma non è sufficiente perché è necessaria una inclusione tangibile, non solo visiva.
Ad esempio non escludere dalla classe i bambini con disabilità con l’insegnante di sostegno, ma proprio con l’aiuto dell’insegnante di sostegno aiutarli a svolgere le stesse attività dei proprio compagni con le loro possibilità, fin dove possono arrivare. Ci sono diversi insegnanti che mostrano difficoltà a predisporre atteggiamenti, lezioni e progetti affinché siano inclusi anche gli alunni con disabilità.

Anche il linguaggio svolge un importante ruolo, soprattutto perché è in continua evoluzione. Nelle scuole, troviamo ancora espressioni come “malato”, “down” o ancora più esclusivi, come “bambino diversamente abile” o “handicappato”. È necessario educare i docenti alla sensibilità, e trasmettere ai rispettivi alunni il corretto linguaggio inclusivo sulla disabilità e non deviare il discorso mascherando il tema con espressioni inadeguate. Dobbiamo imparare ad accogliere, ad includere con tutte le possibilità a disposizione e non distinguere persone normali da persone disabili.

(di Marissa Trimarchi)

Legge 162 in cosa consiste e quali vantaggi offre per disabili

Legge 162 in cosa consiste e quali vantaggi offre per disabili

La legge 162 offre vantaggi dedicati esclusivamente alle persone affette da disabilità consentendo di rinnovare i benefici concessi nel 2021 o di modificare i propri dati personali per ricevere un’assistenza pensata per la propria condizione di salute specifica.

Questa legge è molto più flessibile e personalizzata rispetto alle altre se parliamo di cambio di dati, tempi e le modalità di erogazione. Per poter usufruire dei servizi dedicati però è necessario soddisfare alcuni requisiti e richiedere i benefici entro le date stabilite.

È personalizzato in tutti gli effetti, perché permette ai disabili e alle loro famiglie di poter creare proprio un piano personalizzato che consentono di gestire liberamente risorse ottenute in modo da poter soddisfare le esigenze fisiche/psicologiche, includendo assistenza a domicilio, supporto psicologico o programmi educativi.

Cosa offre?Alle persone con meno di 65 anni di età offre un gran numero di servizi, alcuni dei quali includono attività educative, sportive e sociali, assistenza personale e sociale, assistenza domiciliare medica e alloggi nei centri specializzati di supporto.

Per godere di tutti i vantaggi bisogna considerare che la gestione del piano personalizzato segue due approcci differenti: approccio diretto ed indiretto.

Nel primo caso il Comune si fa economicamente carico dei servizi, assicurandosi che siano tutti in linea con i bisogni del beneficiario. Nel secondo caso, è il disabile stesso che può scegliere di gestire in maniera autonoma la ricerca di servizi fornendo tutta la documentazione necessaria al comune.

(di Marissa Trimarchi)

Il nuovo Ministro per disabilità

Il nuovo Ministro per disabilità

I nuovi obiettivi del Governo con la Ministra Locatelli: modifiche e agevolazioni

Alessandra Locatelli (esponente di Lega) è la nuova Ministra per le disabilità.  Possiede un bagaglio di esperienza nel campo dell’assistenza e della cura di persone affette da disabilità intellettiva ed è specializzata nella cura di persone affette da disabilità psichica. 

Durante la campagna elettorale la Lega aveva parlato molto dei diritti, delle agevolazioni e degli aiuti urgenti per i disabili per aiutare non solo loro, ma le famiglie che hanno necessità di un supporto economico ed emotivo.

  • Vediamo insieme alcuni dei temi che sono stati portati alla luce:
  • Aumento pensioni di invalidità, diventato necessario e sostenuto comunque da tutte le forze politiche;
  • Potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’aumento delle relative risorse;
  • Maggiori tutele per lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave;

Ancora non sono stati dati chiarimenti dalla nuova ministra su come gestiranno la Legge sulle disabilità avviata dall’ex governo Draghi, che prevedeva la revisione della legislazione sulle disabilità, puntando particolare attenzione su: 

  • Riforma delle procedure di accertamento delle disabilità;
  • Semplificazione dell’accesso ai servizi sociali e sanitari;
  • Rafforzamento di servizi sociali;
  • Promozione del lavoro di gruppi di esperti a sostegno delle persone con disabilità con esigenze multidimensionali;
  • Promozione di progetti di vita indipendente.

Nelle intenzioni del nuovo governo, è stata sottolineata anche la volontà di migliorare la qualità vita attraverso l’incremento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e un nuovo piano per l’inclusione lavorativa disabili, un sostegno maggiore all’interno di scuole ed istituti e un piano sport che sia accessibile a tutti. È necessario però capire cosa si potrà realmente fare. 

(di Marissa Trimarchi)

Disabilità e curriculum: qualche consiglio per presentarsi al meglio!

Disabilità e curriculum: qualche consiglio per presentarsi al meglio!

Una persona con disabilità, quando si tratta di lavoro, si ritrova a dover combattere con due principali situazioni: da una parte la paura di venire giudicata ancora prima di presentarsi al colloquio, e dall’altra parte di mostrare le proprie abilità mostrandosi una risorsa utile. Per tutti avere un lavoro è indispensabile per essere indipendenti e trovare il proprio spazio nel mondo, uno scopo.

Un fattore importante da considerare oggi è che si parla sempre più spesso di inclusività, l’apertura verso il diverso o situazioni che non si conoscono. Pertanto, è necessario scrollarsi di dosso il timore di poter essere giudicati negativamente ancora prima di presentarsi ad un colloquio, spesso potrebbe essere il contrario.

Come per chiunque è necessario inserire concentrarsi sulle proprie note positive e descrivere le qualità migliori che si possono offrire, qualche riga da inserire in una lettera di presentazione in cui si convogliano i principali interessi, le esperienze, formazioni extra ecc.

Nel curriculum, invece, documento fondamentale per il mondo del lavoro, bisognerà inserire le competenze professionali e le soft skills, le doti non “scolastiche” e “tecniche” che ognuno di noi possiede, ad esempio essere una persona che ama il confronto.

Non è necessario inserire il tipo di disabilità che si possiede, soprattutto se non è un elemento che potrebbe compromettere il lavoro che si chiede di svolgere. Se ci sono state poche possibilità di riempire il curriculum perché le esperienze di lavoro sono poche, basterà enfatizzare le nozioni apprese da quella singola esperienza, perché tutto è crescita. Se si ha la possibilità è consigliabile mettere in evidenza le ulte esperienze in ordine cronologico e pertinenti con la posizione ricercata.

Non lasciarsi bloccare dalla paura del giudizio è importante, ogni proposta lavorativa è un’occasione per mettersi in gioco.

(di Marissa Trimarchi)

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