Una persona con disabilità, quando si tratta di lavoro, si ritrova a dover combattere con due principali situazioni: da una parte la paura di venire giudicata ancora prima di presentarsi al colloquio, e dall’altra parte di mostrare le proprie abilità mostrandosi una risorsa utile. Per tutti avere un lavoro è indispensabile per essere indipendenti e trovare il proprio spazio nel mondo, uno scopo.
Un fattore importante da considerare oggi è che si parla sempre più spesso di inclusività, l’apertura verso il diverso o situazioni che non si conoscono. Pertanto, è necessario scrollarsi di dosso il timore di poter essere giudicati negativamente ancora prima di presentarsi ad un colloquio, spesso potrebbe essere il contrario.
Come per chiunque è necessario inserire concentrarsi sulle proprie note positive e descrivere le qualità migliori che si possono offrire, qualche riga da inserire in una lettera di presentazione in cui si convogliano i principali interessi, le esperienze, formazioni extra ecc.
Nel curriculum, invece, documento fondamentale per il mondo del lavoro, bisognerà inserire le competenze professionali e le soft skills, le doti non “scolastiche” e “tecniche” che ognuno di noi possiede, ad esempio essere una persona che ama il confronto.
Non è necessario inserire il tipo di disabilità che si possiede, soprattutto se non è un elemento che potrebbe compromettere il lavoro che si chiede di svolgere. Se ci sono state poche possibilità di riempire il curriculum perché le esperienze di lavoro sono poche, basterà enfatizzare le nozioni apprese da quella singola esperienza, perché tutto è crescita. Se si ha la possibilità è consigliabile mettere in evidenza le ulte esperienze in ordine cronologico e pertinenti con la posizione ricercata.
Non lasciarsi bloccare dalla paura del giudizio è importante, ogni proposta lavorativa è un’occasione per mettersi in gioco.
(di Marissa Trimarchi)