Il nuovo Ministro per disabilità

Il nuovo Ministro per disabilità

I nuovi obiettivi del Governo con la Ministra Locatelli: modifiche e agevolazioni

Alessandra Locatelli (esponente di Lega) è la nuova Ministra per le disabilità.  Possiede un bagaglio di esperienza nel campo dell’assistenza e della cura di persone affette da disabilità intellettiva ed è specializzata nella cura di persone affette da disabilità psichica. 

Durante la campagna elettorale la Lega aveva parlato molto dei diritti, delle agevolazioni e degli aiuti urgenti per i disabili per aiutare non solo loro, ma le famiglie che hanno necessità di un supporto economico ed emotivo.

  • Vediamo insieme alcuni dei temi che sono stati portati alla luce:
  • Aumento pensioni di invalidità, diventato necessario e sostenuto comunque da tutte le forze politiche;
  • Potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’aumento delle relative risorse;
  • Maggiori tutele per lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave;

Ancora non sono stati dati chiarimenti dalla nuova ministra su come gestiranno la Legge sulle disabilità avviata dall’ex governo Draghi, che prevedeva la revisione della legislazione sulle disabilità, puntando particolare attenzione su: 

  • Riforma delle procedure di accertamento delle disabilità;
  • Semplificazione dell’accesso ai servizi sociali e sanitari;
  • Rafforzamento di servizi sociali;
  • Promozione del lavoro di gruppi di esperti a sostegno delle persone con disabilità con esigenze multidimensionali;
  • Promozione di progetti di vita indipendente.

Nelle intenzioni del nuovo governo, è stata sottolineata anche la volontà di migliorare la qualità vita attraverso l’incremento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e un nuovo piano per l’inclusione lavorativa disabili, un sostegno maggiore all’interno di scuole ed istituti e un piano sport che sia accessibile a tutti. È necessario però capire cosa si potrà realmente fare. 

(di Marissa Trimarchi)

Disabilità e curriculum: qualche consiglio per presentarsi al meglio!

Disabilità e curriculum: qualche consiglio per presentarsi al meglio!

Una persona con disabilità, quando si tratta di lavoro, si ritrova a dover combattere con due principali situazioni: da una parte la paura di venire giudicata ancora prima di presentarsi al colloquio, e dall’altra parte di mostrare le proprie abilità mostrandosi una risorsa utile. Per tutti avere un lavoro è indispensabile per essere indipendenti e trovare il proprio spazio nel mondo, uno scopo.

Un fattore importante da considerare oggi è che si parla sempre più spesso di inclusività, l’apertura verso il diverso o situazioni che non si conoscono. Pertanto, è necessario scrollarsi di dosso il timore di poter essere giudicati negativamente ancora prima di presentarsi ad un colloquio, spesso potrebbe essere il contrario.

Come per chiunque è necessario inserire concentrarsi sulle proprie note positive e descrivere le qualità migliori che si possono offrire, qualche riga da inserire in una lettera di presentazione in cui si convogliano i principali interessi, le esperienze, formazioni extra ecc.

Nel curriculum, invece, documento fondamentale per il mondo del lavoro, bisognerà inserire le competenze professionali e le soft skills, le doti non “scolastiche” e “tecniche” che ognuno di noi possiede, ad esempio essere una persona che ama il confronto.

Non è necessario inserire il tipo di disabilità che si possiede, soprattutto se non è un elemento che potrebbe compromettere il lavoro che si chiede di svolgere. Se ci sono state poche possibilità di riempire il curriculum perché le esperienze di lavoro sono poche, basterà enfatizzare le nozioni apprese da quella singola esperienza, perché tutto è crescita. Se si ha la possibilità è consigliabile mettere in evidenza le ulte esperienze in ordine cronologico e pertinenti con la posizione ricercata.

Non lasciarsi bloccare dalla paura del giudizio è importante, ogni proposta lavorativa è un’occasione per mettersi in gioco.

(di Marissa Trimarchi)

Quali lavoratori rientrano nelle categorie protette?

Quali lavoratori rientrano nelle categorie protette?

Oggi scopriamo insieme quali lavorati rientrano nelle categorie protette, una domanda molto frequente a cui oggi dareo risposta.
L’articolo 1 della legge n. 68 del 1999 individua le categorie di lavoratori cosiddette «protette», ossia la cui assunzione è obbligatoria per i datori di lavoro che superano determinati requisiti dimensionali.

  • Persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e i portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, accertata dalle commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile.
  • Persone la cui capacità di lavoro, in occupazione confacenti alle proprie attitudini, sia ridotta in modo permanente a causa di infermità o difetto fisico o mentale a meno di un terzo.
  • Persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%, accertata dall’Inail.
  • Non vedenti o sordomute, si intendono per “non vedenti” coloro che sono colpiti da cecità assoluta o hanno un residuo visivo non superiore a un decimo ad entrambi gli occhi, con eventuale correzione. Si intendono “sordomuti” coloro che sono colpiti da sordità dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata.
  • Persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio con minorazioni ascritte prima all’ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra.
  • Persone invalide perché vittime di terrorismo o della criminalità organizzata o loro familiari superstiti.

(di Marissa Trimarchi)

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Lavoratori disabili, una risorsa su cui investire

Lavoratori disabili, una risorsa su cui investire

Lavoratori diversamente abili: perché conviene averli all’interno del nostro team

Il lavoro è indispensabile nella vita tutte le persone, quindi perché non dovrebbe esserlo anche per le persone con disabilità? Purtroppo, i dati che ruotano attorno a questo argomento sono ancora molto deludenti, in Italia infatti l’80% delle persone con disabilità è disoccupata. Una situazione non giustificata se riflettessimo per un attimo sul fatto che non si tratta di persone impossibilitate a dare il loro contributo all’interno di un contesto lavorativo, ma di persone che nonostante una parte di limitazione derivata dalla loro disabilità, avrebbero tutte le carte in regola per essere propositive e lavorare senza porre limiti per l’azienda o il datore di lavoro.

A rendere questa situazione ancora più spiacevole è il fatto che le misure per agevolare l’inserimento lavorativo dei disabili non mancano, né gli  incentivi a favore delle aziende che le assumono. La legge 68/99 per il  collocamento mirato delle persone con disabilità, però non ha dato i suoi frutti come sperato, risultando quasi inadeguata alle esigenze del mondo del lavoro odierno.

Nel 2018 infatti è stata introdotta anche una  modifica importante per questa legge, attraverso il decreto legislativo n. 151 del 14 settembre 2015.
Dal 2016 è stato riconosciuto un bonus per le aziende che investono sull’assunzione di persone affette da disabilità:

  • per riduzioni della capacità lavorativa tra il 67% e il 79%, al datore di lavoro spetta un bonus assunzione pari al 35% della retribuzione mensile lorda per 36 mesi;
  • per riduzioni superiori al 79%, viene riconosciuto un bonus pari al 70% della retribuzione mensile lorda per un massimo di 36 mesiper ogni lavoratore assunto a contratto a tempo indeterminato;
  • per i lavoratori con disabilità intellettiva e psichicache comporti una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, spetta in caso diassunzione a tempo indeterminato o di assunzione a tempo determinato di durata non inferiore a 12 mesi, un bonus pari al 70% della retribuzione lorda mensile per una durata massima di 60 mesi.

Ma tralasciando le opportunità fiscali e agevolazioni è opportuno visti i tempi che le aziende si rendano conto che nessuno deve essere lasciato indietro, che assumere una persona con disabilità non è limitante, non deve essere fatto perché lo impone una legge e non deve essere tanto meno un gesto di pietà.
Un lavoratore disabile che viene collocato giustamente all’interno del sistema lavoro, non è un peso, ma una risorsa come tutti gli altri assunti, quindi un soggetto interno che aiuterà ad incrementare la crescita dell’azienda stessa. La percentuale di invalidità non è un marchio scarlatto, non è la condizione per creare pregiudizi su qualcuno, è necessario correggere questo comportamento errato per aiutare queste persone a diventare una risorsa ed essere liberi di potersi autogestire.

(di Marissa Trimarchi)

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Oltre i limiti per l’inclusività

Oltre i limiti per l’inclusività

 «La verità è che siamo tutti spaventati da ciò che non si conosce. La maggior parte delle persone non si sente a suo agio quando ha intorno persone disabili, è normale» -Yves Veulliet

La disabilità è prima di tutto un muro costruito da pregiudizi e giudizi riguardo a quello che una persona disabile riuscirebbe a fare o non fare, comprendere o non comprendere.

Questo comporta una difficoltà ad affacciarsi al mondo del lavoro perché la visione negativa proprio da parte dei datori di lavoro e di colleghi,  influenzano la decisione di assumere una persona affetta da disabilità per paura che non riesca ad essere una vera risorsa per il team.

In diversi casi, invece, quando un datore di lavoro riesce a scrollarsi di dosso i propri timori e concedere una possibilità al soggetto disabile, tutti i timori avuti in precedenza scompaiono. Il contesto di lavoro è molto importante per garantire una dignità autonoma per i lavoratori disabili che possono lavorare e garantire per sé stessi e alla propria famiglia un contributo mensile.

L’inclusività è anche questo: non lasciare indietro nessuno e permettere a ciascuno all’interno della società, di poter essere autonomo e poter condurre una vita accessibile, a misura anche delle sue disabilità. 

La logica della meritocrazia nel mondo del lavoro (anche nel caso delle disabilità), ha un forte impatto sulla decisione da parte di un datore di lavoro su “chi” valga la pena assumere. La risposta è semplice, selezionare chi ha voglia di mettersi in gioco provando a dare il proprio contributo all’azienda piuttosto che limitarsi al giudizio della disabilità e rinunciare ad una buona risorsa.

(di Marissa Trimarchi)

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I nostri campioni della Nazionale Italiana con sindrome di Down: traguardi e successi

I nostri campioni della Nazionale Italiana con sindrome di Down: traguardi e successi

La Nazionale Italiana di Basket con sindrome di Down è Campione del Mondo per la terza volta.

Dopo i successi ottenuti nel 2018 e nel 2019, per la terza volta a Nazionale azzurra si conferma Campione del Mondo. L’allenatore Bufacchi entusiasta riguardo l’impresa in cui i suoi ragazzi sono riusciti: “Questo è il terzo titolo Mondiale, sicuramente è il più bello perché c’erano molte squadre di valore. Sono contentissimo, è una grande soddisfazione e non potrei volere di più”.

Oltre alla Nazionale di basket, il doppio oro l’Italia ai Mondiali di nuoto, per atleti con sindrome di down.

Importante il successo dei nostri atleti, e grande l’orgoglio della federazione Fisdir, e di tutti coloro che hanno sempre supportato e contribuito alla crescita della squadra. Francesco Piccinini conquista la medaglia di bronzo, Sabrina Chiappa doppio argento nei 200 rana e 50 dorso), e ultima ma non ultima Dalila Vignando con un bronzo nei 200 a rana.

Complimenti a questi atleti che ci mostrano quanto i limiti siano solo per chi vuole prefissarseli.

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